Vai al contenuto
Home » Blog » Tutto quello che è utile sapere sull’allattamento a richiesta

Tutto quello che è utile sapere sull’allattamento a richiesta

L’allattamento materno è riconosciuto da diversi anni come l’alimentazione ottimale  peri i neonati, dati i noti benefici per la salute dei piccoli e per quella della mamma. Ma allattare a richiesta cosa significa? Significa che tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento, la mamma risponde alla sua richiesta allattandolo al seno, senza seguire orari rigidi. L’OMS e l’Unicef raccomandano questa modalità come la migliore in termini di salute ma questa indicazione spesso provoca nelle donne preoccupazione, ansia, perplessità e dubbi come: “Avrò abbastanza latte?” “Dovrò dunque stare giorno e notte a disposizione del bambino?” , “Perderò la mia libertà e non potrò fare altro?”, “Come fare se la richiesta del bambino è troppo esigua?”, “Come mai il bambino non rispetta gli orari?”. Per rispondere a questi dubbi, legittimi, faremo chiarezza sugli aspetti principali dell’allattamento a richiesta.

L’allattamento è lo strumento fisiologico e naturale che abbiamo a disposizione per nutrire e accudire i neonati. L’OMS raccomanda l’allattamento al seno come metodo di alimentazione esclusivo per i primi sei mesi di vita e consiglia di mantenere il latte materno come alimento principale fino al compimento del primo anno d’età, integrando gradualmente cibi complementari adeguati.

Se la mamma e il bambino si mostrano favorevoli, inoltre, il proseguimentodell’allattamento è indicato fino ai due anni di vita o più (WHO, 2018).

L’allattamento può essere effettuato in via esclusiva, cioè il bambino viene alimentato solo con latte materno, o mista, alternando il latte di mamma con altre sostanze come acqua, tisane, camomilla, soluzioni in formula o altro.  La modalità di allattamento raccomandata dai pediatri è ad oggi quella denominata “a richiesta” che prevede che la mamma offra il seno al suo bambino tutte le volte che questo lo richiede.

Dietro alle raccomandazioni dell’OMS ci sono motivazioni forti che rimandano alla fisiologia della donna e del neonato. 

La fisiologia della lattazione

Nella donna il processo di produzione di latte nella mammella si avvia in modo spontaneo già a partire dal quarto mese di gravidanza. Nei primissimi giorni dopo la nascita,  la mammella produce quello che è chiamato “il primo latte” cioè il colostro,  un liquido giallo, denso, molto digeribile, protettivo e dall’alto potere nutritivo. Entro 3-4 giorni dal parto, il colostro si trasforma gradualmente in latte di transizione e si avvia una abbondante produzione di latte (la montata lattea), che dura circa 10-15 giorni, alla fine della quale la mammella produce il latte cosiddetto “maturo” ricco di vitamine, minerali e oligoelementi fondamentali per la crescita del neonato.

Il meccanismo fisiologico legato alla lattogenesi, cioè alla formazione e alla produzione del latte, è molto sensibile: ogni interferenza come la separazione dal neonato o la decisione di allattare ad orari prestabiliti, l’uso del ciuccio o delle formule artificiali, possono far sì che nel latte materno entri in gioco la proteina FIL (fattore inibitorio della lattazione).

Se il neonato poppa di meno, questa proteina si accumula nel latte contenuto nella mammella e rallenta progressivamente la produzione di latte.

Per garantire dunque una sufficiente produzione di latte, fin dal primo giorno, è fondamentale che la mamma attacchi il bambino al seno tutte le volte che questi lo richiede. Ricordiamoci che un buon avvio dell’allattamento influenzerà anche la sua prosecuzione.

La fisiologia neonatale e l’allattamento

Fin dalla nascita è ben sviluppato nel neonato il meccanismo di fame e sazietà ed egli è assolutamente in grado di regolare l’assunzione di latte in base alle sue esigenze. Nel caso abbia fame mostrerà i segnali tipici, nel caso sia sazio, chiuderà la bocca, girando la testa per allontanarsi dal seno ed avrà le manine rilassate.

Tra le forme di allattamento, solo quella a richiesta, cioè guidata dalla domanda del neonato, permette di assecondare le sue competenze innate e gli garantisce una giusta quantità di latte. 

Fisiologicamente dunque la mamma è in grado fin dal primo momento di allattare il suo bambino al seno in modo efficace ed il bambino è fin da subito capace di richiedere latte quando ha fame e di fermarsi quando è sazio.

L’allattamento a richiesta in pratica

I pediatri sostengono che, fin dalla nascita, i neonati hanno bisogno di un allattamento a richiesta, cioè di attaccarsi al seno ogni volta che lo desiderano. Quando il neonato è attivo, agitato, o semplicemente cerca il seno con la bocca, si succhia le manine, fa schiocchi con la lingua, suzioni a vuoto, oppure è un po’ nervoso, non c’è niente di più naturale che prenderlo in braccio. Il bambino, una volta in braccio, si girerà verso il seno, e se la mamma glielo offre, si attaccherà felicemente.

Quando ha fame, il piccolo esprime questa necessità attraverso quattro segnali:

1. inizia in una prima fase a fare schiocchi con la lingua sul palato, o a imitare con le labbra il movimento del succhiare (il riflesso di suzione);

2. il lattante poi apre gli occhi e a gira la testa verso il seno (il riflesso di ricerca);

3. successivamente, ondeggia la testa, sporge in fuori la lingua e si succhia le manine o I piedini;

4. in ultimo piange per comunicare alla mamma che ha fame. In questo caso, la mamma, prima di allattarlo, dovrà cercare di calmarlo tenendolo in braccio e coccolandolo, al fine di ottenere una poppata efficace e non solamente una veloce consolazione.

In genere tra il primo segnale e il pianto disperato passano circa 20-30 minuti.

Per nutrirlo al meglio è quindi opportuno fare attenzione al suo linguaggio, cogliere i primi suoi segnali e soddisfare i suoi bisogni prima possibile.

Certo è che non si può dare il latte al bambino ogni volta che piange, ed ecco allora che è necessario lo sviluppo delle capacità di osservazione e di riflessione da parte dei genitori, che viene con il tempo, da subito è impossibile, per capire ogni volta l’origine e la causa del pianto: questo è certamente un modo per comunicare e relazionarsi col figlio. L’allattamento a richiesta viene infatti definito  “on cue”, cioè allattamento al momento giusto osservando il segnale dato dal bambino.

Anche per capire se un bambino mangia a sufficienza abbiamo a disposizione alcuni segnali:

1. il peso: se nelle visite e nelle pesate di controllo, nei primi sei mesi di vita il suo peso è raddoppiato rispetto alla nascita ed è triplicato prima di compiere un anno, si può essere certi che sta crescendo – e quindi mangiando – correttamente.

2. ha una regolare evacuazione intestinale: se il bambino bagna diversi pannolini al giorno e evacua almeno una volta dopo ogni poppata, vuol dire che il suo fabbisogno nutritivo è corretto.

3. se Il bambino si stacca dal seno in modo autonomo ed è rilassato, solitamente vuol dire che è sazio. A questo punto per essere sicure che ha mangiato abbastanza, è buona pratica fargli fare il ruttino e poi provare comunque ad offrirgli l’altro seno: se non si attacca, il bambino è sazio.

L’allattamento a richiesta che ha un buon avvio, prevede inizialmente un numero di poppate in media al giorno che va tra 8 e 12, questa però è appunto una media:  ci sono bambini che arrivano anche a 15 poppate giornaliere. Questo dato non deve spaventare le neo mamme perchè sappiamo che i bambini, essendo diversi tra loro, poppano in modo diverso l’uno dall’altro.

Nell’allattamento a richiesta, inoltre, va tenuto ben presente che possono influire sulla richiesta di latte da parte del neonato, diverse variabili: ad esempio in estate, quando è molto caldo, e la mamma allatta a richiesta, il bambino sarà più richiedente. In questo caso è corretto che la mamma allatti più volte il proprio bambino al fine di garantirne la giusta idratazione ed evitare un eccessiva perdita di liquidi e sali minerali. Oppure ancora durante quelle fasi chiamate “scatti di crescita” il bambino, oltre ad essere più irrequieto, chiede più volte al giorno il seno, richiesta che spesso fa preoccupare le mamme di non avere latte a sufficienza: in realtà è proprio il contrario, il lattante è più richiedente proprio perchè ha bisogno di più nutrimento per realizzare un salto in avanti a livello di sviluppo.

I benefici dell’allattamento

I vantaggi dell’allattamento al seno sono molteplici sia per il neonato sia per la madre. Una mamma che allatta ha livelli più bassi di stress percepito, una migliore autostima e meno sintomi depressivi, un’involuzione uterina accelerata, minor rischio di sviluppare patologie quali carcinoma mammario, ovarico o endometriale, malattie cardiovascolari e diabete di tipo II (Perez- Escamilla, 2019) rispetto ad una donna che non allatta.

L’allattamento provoca inoltre alla donna, un generale stato di benessere fisico e consente, solitamente, un rapido recupero del peso. Tra gli effetti positivi anche per la donna, l’allattamento  provoca una maggiore sensibilità durante l’interazione con il proprio figlio nei primi mesi di vita.

Il latte di mamma infine è gratuito, pratico e alla perfetta temperatura: potete  allattare in ogni luogo senza la necessità di portarvi dietro nulla.

Molti sono anche i vantaggi per il bambino:  il latte materno contiene componenti che compensano le carenze del sistema immunitario del neonato, proteggendolo da diverse forme di infezioni acute, dallo sviluppo di malattie croniche come asma e diabete mellito di tipo I e riduce il rischio di mortalità da sindrome da morte improvvisa infantile (SIDS) rispetto ai bambini nutriti con sostitutivi del latte materno (Hauck et al., 2011). 

L’allattamento inoltre è correlato allo sviluppo neurologico e a prestazioni migliori nei test di intelligenza a lungo termine (Horta et al., 2015). Allattare ha ancora effetti positivi sullo sviluppo psicomotorio e sulla formazione del sistema visivo. Altri studiosi suggeriscono che la malocclusione dentale sia più diffusa nei bambini non allattati al seno (Avila et al., 2015; Peres et al., 2015).  

In aggiunta, l’allattamento al seno pare produrre un effetto analgesico dato dall’intensità del legame nella diade madre-bambino; i bambini allattati al seno spesso sembrerebbero sperimentare meno stress durante le procedure dolorose rispetto ai bambini nutriti con latte in formula (Codipietro et al., 2008).

Infine, non va dimenticato che l’allattamento rappresenta per il neonato e la mamma un evento relazionale sia fisico che psichico, nel quale si realizza il profondo legame di attaccamento tra i due. La relazione di allattamento è uno spazio privilegiato per nutrire e accudire il bambino, fornendogli le cure prossimali di cui ha bisogno che permette al bambino di sperimentare un modello di relazione su cui costruirà qualsiasi altra relazione futura.

In più, c’è uno stress minore per entrambi: il bambino se la poppata è stata efficace, non piange affamato in attesa della poppata successiva e la mamma può godersi un po’ di serenità.

Per i bambini, il seno offerto a richiesta ha un effetto tranquillizzante, protettivo, oltre a favorire il contatto “pelle a pelle”, che fa sentire il bambino contenuto, protetto e amato. Allattando il proprio bambino a richiesta, la mamma lo aiuta a crescere nella consapevolezza che è presente ogni volta che lui ha bisogno e questo è fondamentale per costruire la sua autostima e la sua autonomia.

Raccomandazioni generali legate all’allattamento materno

Ci sono alcune raccomandazioni da tenere a mente per quanto riguarda l’allattamento al seno:

  1. Non bere alcolici: diversamente a quanto ci dice la tradizione popolare, secondo cui ad esempio “la birra fa latte”, sappiamo oggi che l’alcol non ha nessun effetto benefico sulla produzione di latte ma, anzi, può avere effetti negativi sia sull’allattamento che sul bambino;
  2. Non assumere stupefacenti: le sostanze stupefacenti una volta assunte passano nel latte e possono causare seri danni al neonato;
  3. Non fumare: il fumo può compromettere l’allattamento stesso perchè la nicotina riduce i livelli di prolattina;
  4. Non assumere preparati erboristici senza consultare il medico.

Per quanto tempo devo allattare?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di allattare in modo esclusivo per i primi sei mesi, di mantenere l’allattamento materno come scelta prioritaria anche durante l’introduzione al cibo solido e, se mamma e bambino lo desiderano, di continuare ad allattare fino a due anni o più.

Allattamento e svezzamento

Al compimento del sesto mese, ma anche prima, i pediatri consigliano alle mamme di iniziare lo svezzamento introducendo gradualmente cibi solidi. Piano piano il bambino inizia ad assaggiare alimenti nuovi, con consistenze diverse, a volte impara a bere dal bicchiere e a dissetarsi con qualcosa di diverso dal latte. L’allattamento si può comunque mantenere perchè ogni poppata, anche breve, apporta nutrienti di alta qualità e rimane contemporaneamente un momento di conforto e tenerezza. Alcuni bambini riducono spontaneamente in questa fase il numero delle poppate, altri invece richiedono latte con la stessa frequenza ma la poppata dura di meno. 

Smettere di allattare

Fermo restando che il latte non diventa acqua neanche a due anni di vita del bambino, la mamma ha tutto il diritto a un certo punto di dire basta, l’importante è che la mamma stessa prenda questa decisione, senza condizionamenti esterni.

Se hai deciso di interrompere l’allattamento, la parola chiave è gradualità: non si può smettere da un giorno all’altro se non si vuole incorrere in ingorghi e mastiti così come non è salutare fasciare il seno.

Per smettere di allattare, è sufficiente eliminare poco alla volta alcune poppate durante la giornata fino ad eliminarle del tutto. Se non è possibile diradare le poppate è utile ricorrere al tiralatte per drenare il seno.

Spesso le poppate più difficili da eliminare sono quelle della sera e della notte e qui può essere utile coinvolgere il papà: ad esempio è molto difficile per un bimbo abituato ad attaccarsi al seno durante i risvegli notturni accettare che la mamma non sia più disposta a darglielo. Un po’ più facile, all’inizio, sarà riaddormentarsi con l’aiuto del papà. E se il bambino si sveglia di notte, creare altri modi per farlo riaddormentare. In genere, con un po’ di fatica, tanta attenzione e tanta pazienza, si riesce a smettere di allattare in poche settimane ed il bambino riesce ad adattarsi abbastanza in fretta alla nuova condizione.

Bibliografia

 a cura di: Guglielmo Salvatori, Immacolata Dall’Oglio

  • Perez-Escamilla: Perspective: Should Exclusive Breastfeeding Still Be Recommended for 6 Months?, American society for nutrition, 2019

Kim P. et al: Breastfeeding, brain activation to own infant cry, and maternal sensitivity, Journal of Child Psychology and Psychiatry, 201

Scopri tutti i nostri corsi


INDIRIZZO

Viale delle Milizie, 9, 00192 Roma RM

+39 389 6169547

RISORSE

News

I nostri servizi

Su di noi

SOCIAL NETWORK

FACEBOOK

INSTAGRAM

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *